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Lesson Transcript

La cucina regionale italiana. Roma
Pochi sapevano godersi i piaceri della tavola quanto gli antichi romani. Tra innumerevoli portate e fiumi di vino, le cene degli aristocratici cominciavano nel pomeriggio e si protraevano fino all’alba. Si mangiava semisdraiati su divani, servendosi dai bassi tavoli apparecchiati di ogni ben di dio.
Oggi naturalmente le cose sono cambiate, anche se mangiare con gusto è ancora una priorità tra i romani contemporanei. La testimonianza di Apicio sulle abitudini alimentari dei Romani dimostra quanto la cucina di oggi sia cambiata. Appassionato gastronomo di età imperiale, Apicio ci ha lasciato un ricettario in latino in cui racconta come si mangiava all’epoca. I romani mangiavano ogni tipo di carne, dal maiale al fenicottero, pesci di fiume e di mare quali lucci e sogliole, oltre a verdure, cereali e legumi. Le pietanze venivano preparate in modo elaborato, con abbondante uso di spezie. L’accostamento di sapori della capitale imperiale sarebbe forse troppo complesso e sofisticato per i romani d’oggi, che preferiscono una cucina dai sapori decisi ma semplici.
Abbacchio, coda alla vaccinara, fave e pecorino, spaghetti alla puttanesca o alla carbonara... i suggestivi nomi dei piatti romani parlano di una cucina popolaresca e schietta, senza pretese di inutile finezza.
La pastasciutta è il piatto per eccellenza della cucina romana, consumato con un buon bicchiere di vino e tante chiacchiere a voce alta tra un boccone e l’altro, un po’ come nell’indimenticabile sequenza del film “Un americano a Roma” con Alberto Sordi. Celebri anche all’estero sono gli spaghetti alla carbonara con uova e pancetta, il sugo alla puttanesca con olive, capperi e acciughe, e i bucatini all’amatriciana con il tipico guanciale, simile alla pancetta.
I piatti di carne alla romana non sono affatto leggeri. Della mucca, dell’agnello e della pecora si mangia tutto, dalla coda alle interiora. La coda alla vaccinara si fa stufate in un denso sugo di vino e pomodoro, le cotiche di maiale si cucinano con i fagioli, il cervello e le interiora di agnello –il cosiddetto abbacchio- si fanno impanate e fritte.
Neppure le verdure sono particolarmente leggere. Troviamo carciofi fritti, fiori di zucca con mozzarella e acciuga impanati e fritti, puntarelle condite con aglio e acciughe.
E se dopo una colossale “magnata” alla romana dovesse rimanere un piccolo angolo di stomaco libero, non rinunciate al maritozzo, una deliziosa brioche ripiena di panna montata.

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