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Lesson Transcript

La cucina italiana più strana
La cucina italiana talvolta riserva delle sorprese.Gli italiani infatti non sono particolarmente né raffinati né schizzinosi quando si tratta di mettere qualcosa sotto i denti. In particolare la tradizione contadina ha sviluppato l’abitudine di mangiare tutto ciò che era disponibile, purché commestibile. Da queste tradizioni regionali derivano specialità più o meno bizzarre, che alcuni potrebbero trovare disgustose.
Nelle tavole degli italiani possiamo trovare creature che non sarebbero considerate cibo in molti altri paesi europei. Gli italiani mangiano con disinvoltura conigli, lumache, rane e piccioni. Nei menu delle trattorie locali si trovano piatti dai nomi curiosi, come tagliatelle al ragù di coniglio, lumache trifolate con la polenta, rane in guazzetto, piccione arrosto. Degli animali più comuni, come vacche e maiali, si consuma quasi tutto. Frittura di carciofo e cervella di vitello, lingua di manzo salmistrata, coda di bue alla vaccinara, trippa e zampone ripieno sono piatti regionali tipici.
Tuttavia oggi le cose stanno cambiando, e alcune tradizioni culinarie stanno scomparendo, un po’ per un graduale mutamento del gusto, e un po’ per la scarsa reperibilità di alcuni ingredienti, sempre più rari.
In ogni caso, alcune pietanze italiane sono entrate nelle classifiche mondiali dei cibi più rivoltanti del pianeta. Vediamone un paio.
La saggezza contadina c’insegna che del maiale non si butta via niente, neppure le setole. E nemmeno il sangue che, se bollito con zucchero, cacao e spezie, si trasforma in un dolce delizioso, detto “sanguinaccio”. Ma non tentate di ordinarlo al ristorante invece del classico tiramisù.Il sanguinaccio è sempre più raro, poiché la vendita del sangue di maiale è oggi vietata per motivi sanitari.
Sicuramente il cibo che richiede più coraggio nel mangiarlo è un formaggio sardo, il casu marzu. A base di latte di pecora, è fermentato fino al punto di sviluppare larve, che si mangiano insieme al formaggio, rigorosamente vive. Non è una questione di crudeltà. Le larve morte diventano tossiche, e quindi bisogna consumarle mentre si agitano inquiete nel boccone di formaggio. Non troverete il leggendario “formaggio marcio” negli scaffali dei supermercati, in Sardegna o altrove. la vendita è vietata per ovvi motivi sanitari. Se mai sarete invitati a pranzo a casa di un pastore sardo, potrete avere la fortuna di assaggiarlo.

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