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Lesson Transcript

Le maschere di Venezia
Ai tempi della Repubblica, Venezia vista attraverso gli occhi di una maschera non era solo la Venezia colorata e vivace del Carnevale che ormai oggi tutti conoscono. I Veneziani, infatti, indossavano la maschera anche in molte altre occasioni durante l’anno. Quale motivo li spingesse a celare il proprio aspetto dietro alle fattezze glabre o grottesche di una maschera, in luoghi particolari e oltre il periodo di Carnevale, è facilmente deducibile- non volevano essere riconosciuti. Gli uomini, ad esempio, si mascheravano per sfuggire alle pressanti richieste dei creditori quando partecipavano ai giochi d’azzardo del Ridotto o in occasione d’incontri d’affari poco leciti. Le donne, invece, si mascheravano non solo per non farsi riconoscere ed essere più libere nei loro incontri galanti, ma anche per ragioni estetiche- nelle uscite mondane in tale o tal altra osteria portavano spesso una maschera di velluto al fine di far risaltare il candore del volto e la seducente lucentezza degli occhi.
A discapito delle motivazioni o del periodo dell’anno, indossando la maschera e quindi annullando ogni forma di appartenenza a classi sociali, sesso e religione era possibile assumere atteggiamenti e comportamenti in base alle mutate sembianze a tal punto che il saluto che vigeva all’incontro di ogni nuovo “personaggio” era semplicemente “Buongiorno, signora maschera!”.
Nel 1600, per limitare l’abuso nell’utilizzo dei mascheramenti, il governo della Repubblica di Venezia decise d’istituire una serie di regole e di pesanti sanzioni. Venne dunque proibito usare la maschera nei periodi che non fossero quelli di Carnevale (anche se all’epoca il Carnevale poteva durare svariati mesi), nei luoghi di culto e in quelli di piacere come ad esempio le sale da gioco. Inoltre, la perdita d’identità e la conseguente irriconoscibilità che la maschera offriva aveva accresciuto in maniera spropositata il numero dei reati commessi tra calli, campielli e canali, già abbastanza bui e pericolosi. Per questa ragione ogni sorta di mascheramento fu vietato nelle ore notturne.
Al contrario, l’uso della bauta era d’obbligo durante le cerimonie ufficiali per gli uomini e, più tardi, per le donne sposate quando si recavano a teatro, allo scopo di difenderne l’onorabilità.
Coloro che, fin dal XIII secolo, si occupavano della creazione delle maschere erano detti maschereri, cioè mascherai. Nella prima metà del ‘500 le loro botteghe artigiane erano molto diffuse in tutta la città perciò si decise di ammettere la loro arte al Collegio dei Pittori ed essi cominciarono a operare secondo un proprio insieme di regole, la Mariegola, in parte rispettato tuttora da chi ne ha continuato la tradizione.
Le maschere più tipiche di Venezia sono senza dubbio la bauta, la moreta e la gnaga. Pantalone, invece, era il costume caratteristico indossato nel periodo del Carnevale, soprattutto per la sua natura di scherno del tipico mercante veneziano. Tuttavia, l’enorme varietà di maschere e mascheramenti che fino a oggi si sono visti sfilare per le strade di Venezia rendono l’esperienza del travestimento unica, da vivere e rievocare in eterno.

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