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Lesson Transcript

Colazione a Villa Borghese
Alle spalle di P.za del Popolo c’è la collina del Pincio, da qui è un po’ faticoso arrivarci ma ne vale la pena- in cima c’è il grande parco di Villa Borghese, il posto ideale per una buona colazione, e poi l’esercizio fisico mette sempre appetito. Il parco è di origine settecentesca, dentro c’è un lago, detto dell’orologio, con delle papere e delle barche da affittare, uno zoo ed il famoso galoppatoio di P.za di Siena. Prima di essere acquistato dallo Stato e donato alla città questo luogo era il giardino privato di una delle tante ville dei Borghese, famiglia tra le più antiche in città e che conta numerosi cardinali e qualche Papa. La mia meta non è quella comunque, andrò invece al Casino del Graziano, restaurato da poco, dove servono ottimi dolci e caffè caldo. Ci vengo spesso, appena posso, sembra il set di un vecchio film anni venti, coi camerieri in livrea e le vetrate colorate.
Prendo il caffè via via che il sole accende i tetti del centro storico, poi mi alzo e me ne vado per i viali alberati fino al museo, che porta lo stesso nome del parco. È un edificio costruito in epoche diverse, che solo per le decorazioni e gli affreschi varrebbe una visita, come se non bastasse però ospita un’ottima pinacoteca e soprattutto alcuni grandi marmi del Bernini- statue d’argomento per lo più mitologico d’epoca neoclassica- raccontano degli dei ma parlano della grandezza degli uomini, di chi le commissionò innanzitutto, ma anche delle infinite capacità della nostra specie, in grado di far sembrare la pietra più fredda e lucida, morbida, calda e pulsante come la carne, e tutto questo solo attraverso le mani ed uno scalpello… il ratto di Proserpina, il David, Apollo e Dafne.
Quando esco sono già passate più di due ore, qui dentro perdo sempre la cognizione del tempo, anche se ormai dovrei conoscere ogni pezzo a memoria- il parco si è riempito come ogni giorno di ragazzi e ragazze che fanno jogging, gente a spasso coi cani, coppie di fidanzatini e, ovviamente, di turisti. Taglio tra gli alberi per fare prima e mi infilo nella bocca della metro che spunta nel verde.

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