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Lesson Transcript

Be smart!
Via dei Fori finisce in Piazza Venezia, con l’enorme monumento eclettico al re nano di Torino e Sardegna, Vittorio Emanuele II. A parte le scarsissime qualità estetiche, questo juggernaut sembra il castello del cattivo di qualche romanzo gotico, con tutti quegli stormi d’uccelli che volteggiano intorno alla cima come sciami di mosche. A quest’ora si sente solo il loro gracchiare. Invece del mostro o del vampiro però ospita il milite ignoto, sorvegliato a vista ogni giorno dell’anno da guardie d’onore, come se non volessero farlo riposare mai più- a quel povero ragazzo tolsero la vita, il nome ed anche la pace eterna, altare della patria lo chiamano, ma dovrebbero chiamarlo col nome di quel poveretto… che so altare di Mario, di Marco, di Giovanni. Non posso fare a meno di pensarlo ogni volta che ci passo davanti. E l’edificio poi fa davvero schifo- senza dubbio imponente, impressionante, ma al posto giusto quanto un’astronave.
Da P.za Venezia prendo via del Corso e per fortuna così presto ci sono solo gli spazzini ed i manichini senza faccia, che guardano fuori dalle vetrine di negozi di lusso, ed io mi sento il visitatore di uno zoo lunare. I nuovi ricchi cinesi e quelli vecchi americani stanno ancora dormendo nei loro alberghi e qui ci verranno con calma, a comprare idee più che vestiti, ipnotizzati da chissà quale mito. Sicuramente non sanno cosa si nasconde dietro la famosa alta moda made in Italy, e cioè che la legge, per apporre questo marchio sui capi, prescrive unicamente che il 70% almeno dei materiali sia assemblato in Italia, quanto al resto può anche essere prodotto in Tailandia o in Cina.
Le borse di Gucci® infatti, quelle di Prada®, gli accessori di DandG®, vengono venduti a migliaia di euro nei punti vendita ufficiali, ma chiunque potrebbe acquistarli per meno di cinquanta euro nei capannoni della provincia Pratese o Fiorentina, o di Milano, dove eserciti di immigrati cinesi, spesso irregolari, montano i pezzi arrivati anch’essi dall’estero. Alla fine l’unica cosa veramente prodotta in Italia sono le etichette. Chissà se un turista cinese sarebbe ancora così fiero del suo made in Italy se sapesse di poter comprare gli stessi identici oggetti per meno di un decimo del prezzo. Anche questa è una situazione un po’ comica, no? Ecco perché i manichini spesso non hanno la bocca, verrebbe da ridere anche a loro.

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