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Lesson Transcript

I suoni di Venezia - parte 2
Venezia che parla le lingue- tutte le lingue del mondo s’incrociano a Venezia creando una ragnatela di suoni ritmata dal tubare dei colombi o dai loro isterici battiti d’ali. Il dialetto di Venezia e le canzoni, questo frastuono di voci umane che svanisce a mano a mano che si lasciano le vie maestre, che ci si allontana da Piazza San Marco e da Rialto per addentrarsi in una calle, tra due campielli dove l’aria è ovattata, dove anche i muri hanno orecchi, dove al pianto di un neonato fa eco il rimbombo del pallone che rimbalza contro il muro e il vociare dei ragazzini che giocano.
E dai ristoranti, dalle abitazioni, dai bar si diffonde nell’aria il tintinnio delle stoviglie sbattute una contro l’altra come fossero campanelle di cristallo in balia del vento. Anche di questi suoni vibra la voce di Venezia, di un’onda che accarezza una pietra, della pace di un canale rotta da una goccia che precipita all’improvviso dal cielo, dell’affondo del remo e dello strofinamento di una gondola sull’acqua, del cigolio delle corde che legano le barche alle briccole. Ed io, ancora in silenzio, procedo lasciando che il rimescolio dei miei pensieri e il fruscio dei miei passi non coprano il pulsare serafico di questa incantevole città.
Due ponti, una calle e si sentono le esercitazioni di pianoforte, di violino, di organo sgusciare languidamente dalle finestre spalancate, dai portoni mezzi aperti, dalle pareti delle chiese. La musica di Venezia è questa silenziosa armonia di suoni e rumori che accarezza l’udito, ma è anche l’angosciante e obsoleto urlo mattutino della sirena dell’acqua alta, lo sciabordio degli stivali di gomma che cavalcano la marea, lo squittio degli impermeabili di plastica indosso ai turisti e dei loro schiamazzi di stupore, mischiato al tuc tuc delle rotelline dei carrelli o dei bagagli che cozzano contro il marmo dei ponti.
E infine a regalare trasparenza alla voce di Venezia c’è il sordido sibilo della nebbia che sale fitta e che inghiotte il paesaggio accecando tutti e amplificando i suoni come in una scena del Nosferatu. Il cuore sobbalza perché la paura a Venezia è fatta di un buio reale, candido e quasi mistico, in cui la città sparisce alla vista, ma dove imperterrito riecheggia il brontolio sornione del mare.

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